Iniziamo quindi ad analizzare quello che accade sull'isola di Samo, una delle prime colonie fondate da un ateniese di nome Eneleo; in questo caso l'incontro con la popolazione aborigena fu abbastanza felice in quanto gli abitanti di Samo concedono ai coloni una piccola area a breve distanza dal centro principale. In questa piccola area veniva già coltivato un culto, probabilmente aborigeno, e che i coloni tramutano in una divinità assimilabile a quella di Hera, questo perché secondo il mito la dea Hera sarebbe nata a Samo; ma prima che avvenisse questa assimilazione si venerava una divinità ancora più antica sotto forma di giunco d’albero, che viene poi identificato dai coloni con Hera. Questo giunco d'albero era collocato su una piattaforma (in una zona vicino al centro abitato) e circondato da una serie di sostegni che formavano una circonferenza con sopra una semplice tettoia, mentre le cerimonie religiose si svolgevano in un'area vicino ad un altare collocato nei pressi di questa costruzione (che potrebbe essere definita monoptero). Questo altare aveva inizialmente delle forme molto ridotte (1,20 x 3 m), rimane sempre nella stessa posizione anche nei secoli successivi e viene soltanto ingrandito gradualmente per ben sette volte assumendo le dimensioni definitive di 16 x 32 m, ed è il principale esempio di altare ionico (l’altare di Pergamo trova come precedente proprio l’altare di Samo).
Attorno all'IIIV secolo una sacerdotessa Cumede (?) si era spostano dalla città di Argo fino a Samo, con il preciso scopo di aumentare il culto per la dea Hera e pensa, con l'ausilio della popolazione aborigena, di creare un santuario più adeguato, ma improvvisamente sbarcano sull'isola dei pirati (i tirreni, progenitori degli etruschi) i quali trafugano la statua della dea, tuttavia quando stanno per scappare scoppia una tremenda tempesta, interpretano questo come un segno molto preciso da parte della dea e spaventati tornano a Samo depositando la stato sulle rive del mare. La sacerdotessa prende la statua, la purifica lavandola e la ricolloca nel suo posto e la lega con delle funi per evitare che venisse nuovamente portata via. Questo episodio determina la creazione del santuario perché si procede a sistemare l'area in modo tale da rinnovare annualmente questo episodio, queste feste annuali si chiamano tonee (una parola che richiama il legame della statua con le corde) ed ogni anno si ripetevano le fasi principali del mito. Inizialmente il santuario è formato da strutture molto semplici ma a partire dal 670 comincia ad assumere una fisionomia molto precisa.
Nel primo santuario, costruito nella prima metà del VIII secolo, possono essere evidenziati tutta una serie di problemi che corrispondono agli stessi presenti nel tempio C di Apollo, tempio molto allungato (100x20 piedi), con una fila di colonne centrali (con la cella divisa in due parti e la statua del dio spostata da un lato), anche qui si trova una notevole differenza tra il lato corto ed il lato lungo (in questo caso il rapporto è di 1:5). Questo avviene intorno all'VIII secolo, verso la fine dello stesso secolo, nel punto di passaggio tra l'età geometrica e il periodo orientalizzante, il tempio subisce la stessa cosa che aveva subito il tempio di Thermos, ovvero il nucleo centrale viene circondato da una fila di colonne (7x17) che però non muta l'organizzazione spaziale del tempio e inoltre sono presenti un numero dispari di colonne nel lato frontale e dei problemi antichi rimangono insoluti (alcuni studiosi però pensano che il cambiamento sia stato ancora più organico in quanto nel caso riportato precedentemente non era presente una corrispondenza tra la peristasi e il nucleo centrale, secondo un’altra ipotesi le tre colonne esterne coincidono con quelle della parete diaframmata e anche le ante della cella corrispondono con la seconda e la quinta colonna).
Intorno al 670 il santuario viene investito da una grande inondazione dovuta allo straripamento del fiume che lo attraversa, questo porta alla distruzione dell’Heraion I, sull'area libera si costruisce quindi l’Heraion II, il quale (assimilabile alle fasi di Argo ed Olimpia) si presenta senza la fila di colonne centrali, che permette la posizione assiale della statua, la presenza di un numero pari di colonne e l’ingresso assiale, con un rapporto tra i lati di uno a tre. L’interno viene ravvivato dalla presenza di piccoli speroni di legno che poggiano su una sorta di zoccolo che corre tutto intorno alla base dei muri e che serve a ridurre la luce di questo spazio. La sua maggiore novità rimane comunque il fatto che sul fronte di entrata sono presenti due file di colonne, cosa che diventerà una regola dell'ordine ionico.
Insieme con questo ecatompeton II (100 piedi) viene sistemata l’area con la costruzione di una grandissima stoà (70 x 6 m), tutta realizzata in legno tranne il grande muro esterno che è realizzato in pietra per proteggere da eventuali inondazioni del fiume; la strada che percorre il santuario è tutta lastricata mentre l’altare rimane nella stessa posizione ma vengono ingrandite le dimensioni. Verso la fine del 670 alla strada che portava alla città viene aggiunto un propilon che segnava l’ingresso del santuario (infatti corrisponde con il perimetro del temnos). Inoltre secondo molti studiosi in questa fase di ingrandimento del santuario si assiste anche la costruzione di una seconda fila di colonne sulla facciata del tempio creando una doppia atrio, nel tentativo di esaltare la facciata d'ingresso. Infine, un'altra caratteristica che preannuncia quello che sarà il carattere ionico vero e proprio, è la presenza di un fregio continuo che corre lungo la parte sommitale del muro della cella, alto circa 30 cm (a partire dall’Heraion III viene anche messo un fregio nella parte sottostante, che può sostituire o possono essere presenti entrambi).
Arriviamo quindi all’Heraion III del 570 a.C.; in questo periodo l'isola è diventata importantissima e subisce anche storicamente lo stesso destino che abbiamo riscontrato nel mondo dorico, cioè la lotta tra la classe imprenditoriale nascente e quella latifondista; durante questa lotta prevalgono alcune personalità che assumono un ruolo di tiranni. Anche in questo caso il tiranno promuove un'attività edilizia che sia una precisa espressione del suo potere ed innanzitutto sistema la strada che dal santuario porta alla città, una strada lunga 5 km tutta lastricata e fiancheggiata da un basamento con statue immense che si chiamano curos e corai; un elemento che sicuramente gli ioni ereditarono dall’Egitto. Nello stesso periodo si sistema anche il tempio, il quale occupa un'area ancora maggiore rispetto al suo precedente (infatti viene abbattuta la stoà e riposizionata nel lato nord), mentre l’altare, ulteriormente ingrandito, viene girato e messo in asse con il tempio (questa è la sua ultima fase dopo di che non verrà più ingrandito). Inoltre vengono sistemati un tempio in antis dedicato ad Afrodite e un altro tempio, che è un periptero con un lato mancante, a sua volta diviso in due parti perché dedicato ad Afrodite ed Ermes.
Il tempio invece viene ricostruito in torno al 570 e conosciamo anche i nomi degli autori, un certo Roicos e un certo Teodoros (come riporta lo stesso Vitruvio); i due progettisti hanno competenze diverse: Roicos è l’ideatore e il progettista dell’impianto mentre Teodoros è l’ingegnere, molto più esperto nella tecnica costruttiva, molto importanti sono le sue fondazioni a pali (utilizzate anche nell’epoca contemporanea) per posare questa piattaforma gigantesca di 55 x 112 metri su di un terreno acquitrinoso.
Gli elementi di riferimento di questo tempio sono stati in parte anticipati: le dimensioni (di probabile derivazione egizia, ci troviamo infatti di fronte ad un tempio con una doppia peristalsi di 19x6 e di 21x8, in tutto 104 colonne) che si uniscono ad un tipo di costruzione di per se molto grande (infatti il tempio è diptero), la profondità del pronaos con la presenza di due file di colonne (che non sono perfettamente in asse con quelle della facciata), inoltre è presente una notevole distanza tra gli interassi delle colonne della facciata a partire da quelle laterali; questo è un modo anche per evidenziare la differenza tra la facciata orientale (con 8 colonne) e quella occidentale (con 10 colonne), un suggerimento che sicuramente viene dal mondo egiziano (un legame tra l’isola di Samo e il mondo egiziano si deve alla storia, in quanto i sami e i milesi avevano fondato, con il permesso del faraone, una colonia, a Neocrati, in ringraziamento al loro intervento in favore del faraone; inoltre questa città era un porto franco). L’ultimo elemento che conferma questa grande influenza egiziana è la presenza di un capitello che è più vicino alla forma definitiva di capitello ionico di quanto non lo siano quelli di Meandria e Larissa, questo nuovo capitello probabilmente nasce dalla commistione dei capitelli eolici con quelli presenti nel tempio di Apollo a Neocrati.
Parlando delle colonne si riscontra come il rapporto tra il diametro di base e l'altezza sia di 1:12, con colonne che raggiungono i 18 m di altezza; inoltre le scanalature sono come quelle doriche (ad angolo vivo) solo che in questo caso sono raddoppiate. Le basi delle colonne interne presentano un semplice tamburo cilindrico, mentre quelle della peristasi presentano elementi concavi e convessi.
Parlando delle colonne si riscontra come il rapporto tra il diametro di base e l'altezza sia di 1:12, con colonne che raggiungono i 18 m di altezza; inoltre le scanalature sono come quelle doriche (ad angolo vivo) solo che in questo caso sono raddoppiate. Le basi delle colonne interne presentano un semplice tamburo cilindrico, mentre quelle della peristasi presentano elementi concavi e convessi.
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