Tra i complessi che in questo momento occupano una posizione
particolare troviamo quello dedicato al santuario di Demetra a Eleusi, il culto
legato a questa dea è legato al famoso ratto di Persefone, rapita da Ade; la madre
la cerca per tutta la Grecia e durante il suo peregrinare si ferma ad Eleusi
vicino ad un pozzo. In quella posizione viene trovato dalla figlia del re
locale che ne ha compassione la porta alla corte del padre, la madre (che in
realtà è la dea Demetra) si offre come guaritrice di uno dei figli del re, a
cui però si affeziona al punto da volerlo rendere immortale; viene scoperta
durante uno dei suoi riti e quindi si rivela e gli chiede che nel luogo in cui
era stato trovato dalla figlia del re venisse eretto un tempietto dove
potessero essere conservati alcuni oggetti (che dovevano essere usati per un
culto misterico) che avrebbe lasciato in eredità al re. Questi riti misterici
venivano tenuti periodicamente ed erano tenuti da un sacerdote che si chiamava
Ierofante, che era quello che alla fine delle cerimonie esponeva gli oggetti
lasciati dalla dea.
Dal periodo
miceneo al periodo romano si susseguono una serie di edifici, chiamati
Telesterion (che significa letteralmente luogo nel quale vengono spiegati i
misteri della vita), dedicati a questo culto, infatti il culto, durante gli
anni, andava via via ampliandosi, con sempre più adepti, che necessitavano di
un maggiore spazio. Si tratta in generale di una grande stanza, con delle
gradinate ai lati, e con al centro l’Anaktoron, ovvero luogo dove venivano
conservati gli oggetti lasciati dalla dea; in questo piccolo edificio stava
nell'ombra lo ierofante, che si rivelava solo alla conclusione dei riti quando,
una volta aperto il tetto, la luce penetrava nello spazio completamente buio
(perché non vi erano presenti finestre) ed illuminava i doni. Quindi l'edificio
doveva corrispondere a queste esigenze correlati alla disposizione delle parti
architettoniche: un’ampia stanza per ospitare un certo numero di persone e
doveva consentire una visibilità del punto focale che era l’anaktoron. Intorno
a questi problemi si dibattono gli architetti che intervengono in questo luogo
nel passare degli anni, infatti ogni periodo storico prevede una costruzione di
un telesterion.
Il nucleo iniziale del culto è costituito
da un edificio molto semplice (siamo ancora in età micenea), ovvero si tratta
di un semplice meragon in antis (formato da un solo ambiente con un portico
antistante, sopraelevato e con la presenza di due scale per accedervi), mentre
nello spiazzo intorno si radunavano coloro che volevano assistere alle
rivelazioni, tutto circondato da mura alte per evitare sguardi indiscreti.
Nella fase
protogeometrica, dovendo far fronte alle esigenze di culto che richiedevano degli
ulteriori ambienti, al megaron iniziale furono aggiunti altri tre piccoli
ambienti che producono un restringimento dell'area disponibile ai visitatori e
anche l'eliminazione di una delle due scalette laterali del megaron; questo
naturalmente creava dei problemi perché non c'era l'area sufficiente per
accogliere i visitatori, bisognava quindi ampliare l'edificio.
Il successivo ingrandimento del tempio
consiste nella costruzione di un edificio rettangolare in sostituzione di
quello precedente, che viene realizzato in età soloniana (alla fine del VI
secolo). L'edificio è formato da un corpo rettangolare con una parte terminale
che costituisce il primo nucleo del cosiddetto anaktoron (la posizione di
questo elemento rimane quasi sempre ferma); tuttavia di questo edificio sono
rimaste evidenze soltanto del tipo di muratura utilizzato, ovvero una muratura
poligonale (tipica del momento), chiamata anche apparecchiatura lesbia (?); per
il resto abbiamo solo evidenze della forma rettangolare.
L'esplosione
del culto misterico avviene sotto Pisistrato, il quale circonda tutto il
santuario con poderose mura ma soprattutto costruisce un nuovo telesterion;
questo edificio parte sempre dalla posizione dell’anaktoron e realizzato un
impianto quadrato in cui tre lati sono circondati da una gradinata, il tutto
preceduto da un porticato sul fronte d'ingresso. All'interno rappresenta una
specie di sala ipostila (costruita in calcare carrà) perché è caratterizzato da
una serie di sostegni intermedi che sostengono il tetto, che però impediscono
la visione, per evitare questo inconveniente il progettista realizza queste
colonne ricorrendo all'ordine ionico.
Il passo successivo nella ricostruzione
di questo edificio è quello che viene effettuato durante l'età cimoniana, infatti
Cimone, sempre mantenendo ferma la posizione dell’anaktoron, raddoppiano
quadrato costruendo quindi un edificio rettangolare con dimensioni ridotte
rispetto a quello dell'età pisistratica; in questo modo dirada anche il numero
di colonne, in maniera tale da migliorare la visibilità, con le gradinate
sempre ai lati.
Nell’età
periclea il progetto viene affidato ad Ictino, il quale ripropone quadrato che
i pisistratidi avevano già realizzato precedentemente, poiché riteneva che li
quadrato fosse la forma migliore la visione del culto. Pur mantenendo il numero
di colonne Ictino amplia gli interassi e predispone l'edificio quadrangolare in
due piani (uni dei lati si appoggia alla collina), che permetteva di ampliare
il numero di spettatori e allo stesso tempo permetteva una migliore visione.
Tipico della poetica di Ictino è la compattezza della peristasi esterna a cui
si contrappone il diradamento delle colonne interne e lo slancio in altezza.
Il progetto di Ictino (che prevedeva la presenza di 20 sostegni) non venne mai realizzato, infatti fu aggiunto un enorme frontone e all'interno si registra la presenza di 42 colonne.
molto istruttivo...
RispondiEliminaSe il traduttore migliorasse un po' il suo Italiano risulterebbe sicuramente più gradevole.
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