È intono al 1600 che Atene, Micene e Tirinto che iniziano a competere con Creta, questa competizione è dimostrata da una serie di architetture di carattere funerario che vedono la creazione di tombe a tholos di grandi dimensioni e che riprendono quella forma circolare usata a Creta. Numeroso di queste tholos sono state trovate a Micene da Schliemann, il quale diede ad ogni tomba il nome di un eroe delle opere di Omero. Tra le più importanti ci sono quella che viene chiamata circolo A (identificata con la tomba degli Atridi, che prima era all’esterno poi è stata inglobata durante l’amplificazione della cinta muraria) e quella che chiamata circolo B (identificata con la tomba di Egisto e Clitemnesta). Queste tombe, che sono le più grandiose delle dodici, in origine sorgevano fuori dalla fortificazione e il motivo di questa identificazione è il fatto che sono stati trovati all’interno di queste tombe degli oggetti molto preziosi e delle maschere d’oro. Questa idea è stata recentemente confutata da studi che hanno confermato che queste tombe risultano essere molto più antiche rispetto all’epoca della guerra di Troia, in particolare la tomba apparteneva ad una famiglia di Atene che in quel periodo aveva conquistato Micene, mentre la tomba degli Attridi è stata identificata in base alla struttura muraria con un’altra tomba esterna.
L’acropoli di Micene ha avuto un’evoluzione nel tempo, in particolare per quello che riguarda la cinta muraria, che è andata ampliandosi nel tempo anche se il terreno molto scosceso non offrisse un terreno adeguato. Le mura più antiche (risalenti al 1800) sono quelle che vengono chiamate ciclopiche, in quanto la mutatura è di grande spessore e ottenuta con la sistemazione di grandi blocchi. In questa fase il circolo A sorge all’esterno dell’acropoli, in seguito all’intensificazione dei rapporti con Creta, la città comincia ad avere la sua importanza e viene inglobata nella cinta muraria (risalente al 1600) l’antica tomba che si trovava all’esterno. La nuova cinta muraria è simile a quella antica, nel senso che ha più o meno lo stesso spessore, anche se i blocchi usati sono di minore entità, mentre nell’ultima fase la zona dell’entrata viene rimodellata con un tipo di muratura che è diversa da tutto il resto, infatti la nuova muratura (risalente al XII secolo) viene definita isodroma, ciò significa che i blocchi di pietra sono tutti delle stesse dimensioni e disposti in modo tale che i giunti non siano tutti sulla stessa verticale. In questo periodo viene anche creata la porta dei leoni, un palazzo reale (che occupa la cima della collina), con una struttura caratterizzata al suo interno un megaron particolare chiamato megaron miceneo, e viene anche inglobata all’interno delle mura la cisterna d’acqua che riforniva la città (la fonte Perseia).
Intorno al circolo A sono importanti perché presentano una particolarità, ovvero ognuna di esse presenta una luogo riservato al culto privato, a differenza dello spazio comune cretese; inoltre è presente una casa che viene chiamata casa a colonne, di notevole importanza.
La porta dei leoni presenta alcuni elementi innovativi, in particolare ottenere una luce così ampia non era un’impresa facile, in quanto bisognava tenere conto che l’architrave doveva sorreggere un peso notevole. I costruttori intervengono utilizzando un tipo di architrave che viene chiamata a piattablanda, che ha la caratteristica di avere un profilo curvilineo nella parte superiore, che è in grado di spostare l’azione del peso verso l’esterno. Tuttavia il peso avrebbe rotto l’architrave se non fosse intervenuto un altro accorgimento, ovvero la collocazione di un elemento triangolare nella zona più soggetta al peso che permette di alleggerire la parte superiore dell’arco poiché le forze di peso subiscono una deviazione verso l’esterno lasciando libera la parte più sensibile.
Il blocco triangolare inoltre presenta raffigurati due leoni che si affrontano l’uno di fronte all’altro e che appoggiano le zampe su un elemento che ricorda la colonna cretese (che anticipa un po l’ordine dorico).
Superata la porta dei leoni si entra subito nell’acropoli e si incontrano prima il granaio (che era adibito anche a posto di guardia) poi il circolo A, una grande struttura funeraria al cui interno erano collocate le tombe piene di monili e maschere funerarie, protette da una cinta di elementi verticali giustapposti.
Proseguendo la salita si arriva al palazzo, che era la residenza del re, con usa sorta di disimpegno (o corte) che porta da un lato alla sala del trono, con il megaron, che si configura in maniera diversa rispetto a quello cretese, con una struttura piena e chiusa all’esterno, con mura spesse dovuta alle diverse situazioni climatiche. Inoltre il megaron miceneo è articolato in tre parti che corrispondono ad una sorta di portico, che si chiama protilo, un elemento intermedio, che si chiama antisala ed infine l’ultima stanza che si distingue per la presenza di un bracere fisso circondato da quattro colonne che servivano a reggere una sorta di altarino che serviva all’uscita del fumo.
Non lontano dall’acropoli sorge la famosa tomba di Atreo, importante perché presenta degli elementi innovatori dal punto di vista costruttivo perché viene elaborato per la prima volta il concetto di pseudo-cupola. Come tutte le tombe a tholos, la tomba di Atreo è formata da un corridoio d’ingresso (che si chiama dromos) scavato nella collina che porta ad un ingresso il cui funzionamento rimanda a quello della porta dei leoni; anche qui abbiamo una luce notevole (rastremata tipicamente egizia), realizzata con un architrave a piattablanda con triangolo di scarico, anche se in questo caso non si sono conservati i pezzi che riportavano le decorazioni della facciata. Dall’ingresso si arriva al vano principale, che ha una base circolare ma il profilo dell’alzato non è circolare ma ha più la forma di un cono. In questo caso l’azione di spinta che farebbe collassare la struttura è controbilanciato dalla disposizione della muratura a filari giustapposti, che però sono messi in maniera tale che l’anello superiore è leggermente avanzato rispetto a quello sottostante; oltre a questo la struttura non collassa perché è inserita all’interno della collina.
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