Teseion o Hefhaisteion dell’Agorà di Atene


Questo elemento così configurato si evidenzia in un edificio all'interno dell’Agorà di Atene, vicino al bouleuterion, sulla collina del colonos agoraios, ovvero il Teseion o Hefhaisteion (costruito tra il 450 e il 440 a.C., quasi contemporaneamente al Partenone), un tempio dedicato ad Atena ed Efesto, anche se le decorazioni si riferiscono alle gesta di Teseo e Eracle. L’aspetto del tempio è abbastanza conservato e questo è dovuto al fatto che il tempio è stato a lungo adibito a chiesa dedicata a San Giorgio, in questa conversione il tetto è stato trasformato in un tetto a botte. L'impianto ricorda subito quello del Partenone, soprattutto nella distribuzione dello spazio nella cella interna, dove le colonne sono distribuite ad U, come pure dal Partenone desume il rapporto di 4:9, tutti gli accorgimenti ottici e l'ampiezza dei portici d'innanzi al pronaos e all’opistodomo. Anche il materiale da costruzione molto simile, sempre al marmo pentelico, ad eccezione del gradino più basso del crepidoma che è realizzato in calcare poros (cioè calcare del Pireo).
Malgrado questi rimandi gli elementi, che prende a prestito l'architetto anonimo del Teseion, sono interpretati in una maniera meno brillante rispetto come utilizzati da Ictino, infatti la distribuzione delle colonne all'interno della cella in realtà è ben lontana da quel senso di spazio creato nel Partenone poiché le colonne dei lati lunghi sono quasi addossate alle pareti, quindi negano quel senso di centralità e di irradiazione che abbiamo visto nel Partenone. Anche il rapporto di 4:9 non è rispettato per quanto riguarda il lato corto e l'altezza, perché questo rapporto si può verificare con maggiore concretezza se si esclude il gradino in poros. Questi elementi però non si possono considerare come difetti di progettazione perché non si riscontrano soltanto in quest'esempio ma altri templi coevi, come quello di Capo sunio, manifestano gli stessi problemi. Insieme con questo notiamo una maggiore adesione a temi arcaici, poiché l'impianto e soprattutto la cella centrale rimanda al tempio di Afaia a Egina perché anche qui si vede una differenza tra il pronao e l’opistodomo; inoltre si nota come l’adesione alla tradizione ionica diventi ancora maggiore perché le colonne doriche sembrano quasi ioniche per la loro snellezza (con un rapporto di 1:6). Le curvature sono riscontrabili su tutti i lati fino alla trabeazione.
Tra le soluzioni adottate quello che cattura maggiormente l'attenzione e di aver dato maggiore importanza ai due portici, sia orientale che occidentale, ma in particolare a quello orientale (non a caso viene data una profondità a questo portico di quasi due interassi, mentre l'altro portico a una profondità di un interasse e mezza (con i portici laterali molto stretti) questo si può ricondurre essenzialmente due motivi: una influenza ionica oppure il fatto che il fronte si affaccia sull’agorà (quindi per dare maggiore risalto all’edificio), quest'ultima possibilità però non spiega il fatto che gli architetti dorici siano venuti meno a uno dei canoni fondamentali dell'ordine se non attraverso un'influenza ionica. Si tende quindi a scomporre le parti dell’edificio in modo tale che siano autonome le une dalle altre, la tendenza a questa autonomia è quindi un tentativo di scardinamento del sistema dorico, che qui si avverte in maniera minore. Questa differenza del pronao rispetto all’opistodomo è dovuto al fatto che l'architetto introduce una architrave che collega la peristasi esterna in senso trasversale con l'altra trabeazione dei lati lunghi e parallela alla trabeazione del lato orientale (superando lo spazio del corridoi laterali). Sopra questo architrave scorre un fregio scolpito che però è presente soltanto sul lato sopra al pronao mentre sugli altri tre lati scorre una fascia non scolpita di colore blu. Questo tentativo di isolare il portico del pronao viene manifestato anche all'esterno in quanto l'architetto tratta in maniera diversa la trabeazione sia della facciata verso l’agorà, sia i due risvolti laterali a questa facciata (limitatamente alle prime quattro metope, che risultano le uniche ad essere scolpite); queste metope raffiguravano nella parte frontale le fatiche d’Ercole, mentre le otto dei lati le imprese di Teseo (come anche nell’opistodomo). Mentre nell’opistodomo l'unica parte scolpita è una fascia decorativa che è presente soltanto tra anta ed anta, non è quindi presente l’architrave che si prolunga sopra i corridoi laterali. Questo partito viene soprattutto imitato dalle colonie, come quella di Agrigento. 

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